Trekking, Kayak, Mountain bike, escursioni e altre divagazioni. Il blog del centro escursionistico Il Viottolo - Isola d'Elba e Arcipelago Toscano
mercoledì 28 ottobre 2009
martedì 27 ottobre 2009
Sabato prossimo è la Sesta giornata Nazionale del Trekking Urbano

Che cosa è il Trekking Urbano?
E’ un nuovo modo di fare turismo, meno strutturato e lontano dai circuiti famosi. Un turismo “vagabonding”, più libero e ricco di sorprese che privilegia i panorami, i monumenti meno conosciuti, i luoghi dove avviene la vita quotidiana dei cittadini. Il trekking urbano è un turismo sostenibile che decongestiona i centri monumentali e rallenta i passaggi turistici. Il turista che cammina ha un rapporto attivo e partecipe con la città visitata ed instaura con essa un rapporto emotivo che lo fidelizza. Per i residenti il Trekking Urbano è uno stile di vita salutare ed un modo per riappropriarsi del luogo in cui si abita, conoscendolo meglio ed usandolo per tonificare cuore, cervello e muscoli.
Chi pratica il Trekking Urbano?
E’ per tutti. Il trekking può diventare uno sport intenso inserendo nel percorso scale ed asperità del suolo, mentre per i meno forti ed i meno giovani è uno sport dolce.
Quando si pratica il Trekking Urbano?
Tutto l’anno, anche in pieno inverno. A qualunque ora, anche di notte. A differenza del trekking praticato nei campi e nei boschi, quello in città non è limitato dal buio e dai terreni fangosi.
Perchè si pratica il Trekking Urbano?
Camminare a lungo, in modo sportivo e frequente è un antidoto contro la depressione, l’obesità ed il diabete, i disturbi cardiocircolatori e legati all’invecchiamento, soprattutto all’osteoporosi.
Come sono i depliant del Trekking Urbano?
La descrizione dei percorsi di Trekking urbano è simile a quella del trekking tradizionale: bandiera verde per il punto di partenza, bandiera rossa per il punto d’arrivo, un occhio indica i punti panoramici ed all’inizio sono segnati: la lunghezza, le difficoltà dell’itinerario e le cose da portarsi dietro.
lunedì 26 ottobre 2009
sabato 24 ottobre 2009
350 on the beach a Cavoli - Elba Island -Tuscany - Italy

(sul blog trovate altre immagini)
Eravamo in 26 per disegnare il numero 350, questo pomeriggio a Cavoli; pochi ma buoni si suol dire in questi casi. 350 è il limite massimo di parti per milione di CO2 che la nostra Terra può sostenere per contenere l’effetto serra. Il 24 ottobre è stato infatti scelto come primo giorno di mobilitazione globale per supportare la firma degli accordi climatici che si discuteranno a Copenaghen che includa il limite di parti per milione di Carbonio a 350. Oggi, in tutto il mondo migliaia di gruppi di persone si sono riunite per creare questo evento e anche noi abbiamo voluto dare il ns piccolo contributo. Ringrazio tutti i partecipanti, che hanno anche potuto godere di un pomeriggio invernale a Cavoli in una giornata stupenda.
Alessandro
Robi
Ruggero
Parlando di granito con Fulvio...

RV
"Sin dal periodo più buio della preistoria, per gli abitanti sud occidentali dell'Elba, il granito è stato l'elemento caratterizzante della loro cultura ed anche, nel corso successivo dei secoli, importante fonte economica. Buona parte degli utensili dei primi abitatori della nostra zona, rozzi raschiatoi per le pelli, pistelli per i mortai, macine di vecchissimi mulini rinvenuti intorno al Capanne erano di tale pietra come lo erano i monoliti sacri dei Sassi Ritti, del monte Cenno e del monte Tambone."
venerdì 23 ottobre 2009
350.org, l'evento elbano è domani a Cavoli con Alessandro Beneforti

martedì 20 ottobre 2009
Dell'arte della manutenzione dei sentieri...
Lettera aperta dal direttore del Parco Nazionale

Il reticolo di sentieri che attraversa in lungo e in largo l’isola d’Elba e le isole minori è il frutto di una storia millenaria di uso di questi suoli e quindi un’autentica espressione della cultura locale. Un tempo i viottoli erano le uniche vie di collegamento di un’economia rurale naturalmente custode dei propri poderi, dove fatica e sudore si mescolavano alla timidezza e alla frugalità: “all’onsù” –“all’ongiù” era lo scambio di saluti tra chi si incontrava nei tracciati fra i campi ancora 40 anni fa! Me lo ha ricordato Umberto Segnini, una guida storica che ha camminato con il cuore in mezzo a questo territorio.
Questa economia rurale si è rapidamente dissolta all’Elba per la fugace avventura siderurgica e soprattutto per la trasformazione in economia turistica che ha dato una svolta totale all’uso locale del suolo e al comportamento della gente. La vita attiva si è spostata lungo la linea di costa e il popolamento stabile nell’entroterra si è progressivamente ridotto alla presenza estiva. Sono tornate le boscaglie al posto delle viti, il castagneto non è più stata una risorsa. Al posto della piccola selvaggina sono stati introdotti il cinghiale e il muflone, con il disagio di molti. Quasi tutti si sono messi nell’edilizia per produrre posti letto, molto più redditizi dei grappoli d’uva, del grano e dell’olivo. Chi ha saputo fare i metri cubi, in un modo o nell’altro, ne ha tratto maggior stima e forza d’azione. Ampi terrazzamenti sono stati abbandonati e i coltivi dimessi. Da qualche anno è riemerso il desiderio di riportare un po’ di vitalità a questi pendii, con l’intento di ricercare forme di economia complementari, in maggiore sintonia con una visione di accoglienza espressiva della cultura isolana. Le esperienze della produzione locale stanno oggi diventando ottimo slow food e le attività autentiche buone pratiche.
In ampie superfici, la cura del territorio non è tuttavia da tempo riconosciuta come una priorità e, a tutt’oggi, l’ambiente non è ancora visto come parte essenziale dell’economia turistica locale, ma neppure interpretato come patrimonio comune e risorsa della collettività.
La tradizionale custodia delle superfici agrosilvo-pastorali, dapprima delegata agli operai forestali, assunti per rinforzare l’occupazione, aveva lo scopo di coprire le nudità rocciose per preservare il suolo dal dilavamento e di attuare la ripulitura dei fossi per controllarne la sicurezza. Vi sono stati anni in cui sono stati effettuati estesi rimboschimenti con pinete a rapida copertura, poi vi è stata la stagione dei roghi per scomode decisioni e i processi impegnativi di composizione dei conflitti per far crescere autentiche prospettive.
La prevenzione e la manutenzione ordinaria condotte dai singoli sono state sempre più sostituite da interventi pubblici con funzioni per lo più di rimedio laddove le avversità causavano danni ed emergenze. Le competenze della gestione e difesa del suolo sono state distribuite a più amministrazioni in virtù di normative sempre più settoriali. Tutti gli Enti dapprima hanno potuto contare sulla manualità dei rispettivi operai assunti come squadre di azione, ma in pochi anni le figure di ausiliari dedicati alla manutenzione ordinaria si sono ridotte per contenere gli oneri salariali. Così si appaltano i servizi a ditte esterne e l’attività che si può organizzare con incarichi affidati è soprattutto quella straordinaria, stante lo stanziamento di somme una tantum nei capitoli dei bilanci. La manutenzione ordinaria diventa inevitabilmente saltuaria, così come avviene nelle nostre case, quando lavorando tante ore fuori non c’è tempo per fare ogni giorno qualcosa.
Quando vi sono fondi per ripristinare la senti eristica, come quelli recentemente assegnati al Parco Nazionale dalle risorse regionali, si tratta di somme attribuite in conto capitale, denaro cioè che si può usare solo tramite appalti e cioè per fare opere, come muretti progettati , lavori di ingegneria e arredi, ma non per tagliare rami o ripulire da rovi.
Il rischio incuria si è innescato da tempo, un po’ ovunque, non solo nell’Arcipelago, spesso il consumo di suolo, il superamento dei vincoli idrogeologici e il degrado mettono a dura prova territori straordinari del nostro bel Paese.
In certi contesti il vandalismo trova alla fine un alveo ideale, soprattutto dove vi sono manufatti e insegne di significato educativo.
Buttar giù i cartelli, prendersela con le panchine e le bacheche, spesso è solo il linguaggio della noia, ma in luoghi strategici diventa la voce della contrapposizione che ha bisogno di amplificarsi attraverso la cassa di risonanza che dilaga nella lamentela collettiva. Sentieri sporchi, tabelle mancanti, gente che si perde, il Parco non è all’altezza del compito che deve svolgere.
Aizzare la protesta contro il disservizio pubblico favorisce il populismo senza coraggio. Nei blog spesso fanno bella mostra i cartelli del sentiero delle farfalle decapitati, le palizzate gambizzate, le segnaletiche divelte e le panche ridotte a legname da bruciare. Luoghi e coincidenze che molti sanno avere firme chiarissime. In tanti, anche in buona fede, si aspettano che scattino immediatamente i soccorsi. Non riflettono neanche un attimo che il denaro pubblico necessario per riparare i danni non sgorga come per incanto da un rubinetto, se dietro a questo non c’è un serbatoio capiente di risorse alimentate tramite le tasse dei contribuenti. L’inciviltà occulta e la perdita di denaro non vengono condannate ma invece si colpevolizza il Parco perché non mette mai a posto nulla!
Nella giornata di domenica scorsa, sotto il sole, con un gruppo del Rotary abbiamo fatto una bella escursione dal Burraccio lungo il crinale che porta a Cima del Monte, per poi discendere verso la strada dove l’area di sosta Le Panche, recentemente sistemata per l’ennesima volta, con denaro della collettività, era stata ancora una volta devastata. Il nuovo cartello dell’indicazione della Casa del Parco giaceva spezzato, le panchine smontate, i plinti in calcestruzzo divelti necessariamente con l’uso di micidiali macchine d’urto. Amarezza e sconforto … per tanta barbarie ai danni di un punto panoramico frequentato da moltissimi turisti!
Un biglietto inequivocabile per farsi apprezzare … soprattutto da chi non può conoscere le contrapposizioni locali perché viene da altri Paesi e frequenta l’Elba quando la stagione estiva sta tramontando.
Ci sono molte brave persone che hanno preso le distanze da queste vicende e hanno capito che oggi si può costruire una comunità di consenso con il servizio pubblico. Il Parco non è un “altro mondo” da chi vive e lavora qui. Nei Comuni si fanno sempre più iniziative di pulizia con il coinvolgimento del volontariato; le associazioni ambientaliste sanno costruire una forte partecipazione; le persone che lavorano nel Parco stanno con quelli che si adoperano per vincere l’indifferenza. Oggi molti sono fiduciosi di poter costruire una comunità di intenti più esperta nell’affrontare le criticità che si palesano in continuo con gli effetti di uno sviluppo poco equilibrato. Il problema della risorsa idrica e del colabrodo della rete d’adduzione è una spada di Damocle per il turismo assai più pericolosa di qualche norma di controllo combattuta con i cartelli sfregiati.
Un sistema più espressivo di nuovi legami tra lo sviluppo locale e la gestione del territorio potrà darci buoni risultati se si sapranno mettere insieme risorse e intelligenze per far vincere l’ingegnosità e l’orgoglio di farsi ancora custodi dei luoghi e non meri criticanti. Intanto una piccola pattuglia metterà in piedi la segnaletica abbattuta a Rio Elba… utilizzando quelle formule di collaborazione tra Enti già ampiamente sperimentate con l’Unione dei Comuni.
Poi apriremo una pubblica verifica per dar vita ad un progetto di sistemazione della senti eristica a più vasta scala perché, come già ricordato, finalmente possiamo contare su un buon finanziamento triennale della Regione Toscana. Chi ha cuore questi viottoli potrà unirsi all’alleanza che si sta consolidando tra pubblico e privato per dare un apporto sincero anche solo di attenzione e di solidarietà, per trattar bene questo meraviglioso scoglio.
Franca Zanichelli
Avvistato uno squalo all'Elba!!!

lunedì 19 ottobre 2009
Il nostro decalogo per 350.org, in palio tre T-shirt Il Viottolo

Le tre immagini più originali verranno premiate con una maglietta de Il Viottolo.
Decalogo
1) non sprecate l’acqua
2) usate il meno possibile acqua calda
3) abbassate la temperatura del vostro riscaldamento (mettetevi un maglione)
4) fate una passeggiata in famiglia o con gli amici
5) organizzate un pic-nic e lasciate il luogo dove avete mangiato più pulito di quando siete arrivati
6) fate alcune ricerche su internet su 350.org e segnalateci le notizie più interessanti (inseriremo i link sul nostro blog)
7) mostrate la linea di marea in una zona costiera di particolare interesse
8) mangiate cibi locali
9) spostatevi in bicicletta o in autobus, non usate la macchina
10) coinvolgete più persone possibile in questa iniziativa
Potete anche trovare altre idee simpatiche ed ironiche sul sito 350.org. Questa è un’organizzazione concentrata sul numero 350 – come parti per milione, che è il livello individuato dagli scienziati come limite superiore di sicurezza per la CO2 nell’atmosfera. Ma 350 è più di un numero – è il simbolo di dove dobbiamo dirigerci come pianeta.
Aspettiamo le vostre fotografie a info@ilviottolo.com!!!
Decalogo
1) non sprecate l’acqua
2) usate il meno possibile acqua calda
3) abbassate la temperatura del vostro riscaldamento (mettetevi un maglione)
4) fate una passeggiata in famiglia o con gli amici
5) organizzate un pic-nic e lasciate il luogo dove avete mangiato più pulito di quando siete arrivati
6) fate alcune ricerche su internet su 350.org e segnalateci le notizie più interessanti (inseriremo i link sul nostro blog)
7) mostrate la linea di marea in una zona costiera di particolare interesse
8) mangiate cibi locali
9) spostatevi in bicicletta o in autobus, non usate la macchina
10) coinvolgete più persone possibile in questa iniziativa
Potete anche trovare altre idee simpatiche ed ironiche sul sito 350.org. Questa è un’organizzazione concentrata sul numero 350 – come parti per milione, che è il livello individuato dagli scienziati come limite superiore di sicurezza per la CO2 nell’atmosfera. Ma 350 è più di un numero – è il simbolo di dove dobbiamo dirigerci come pianeta.
Aspettiamo le vostre fotografie a info@ilviottolo.com!!!
domenica 18 ottobre 2009
Il Viottolo sostiene 350.org, creiamo il brusio.

sabato 17 ottobre 2009
La stagione 2008/2009 e la scommessa con Facebook


Notizie dal Parco Nazionale: studenti del Giglio fanno conoscenza con la ricerca nel parco a Giannutri

Grazie ad un transetto di mist nets “reti foschia” stese tra la macchia è possibile intercettare il volo di questi piccoli uccelli che, dopo aver trascorso la stagione estiva in Europa rientrano in Africa per l’inverno. Le isole del Mediterraneo sono piccole zattere dove questi viaggiatori riposano per brevi momenti prima di continuare la loro rischiosa traversata. I ricercatori che effettuano le catture marcano i soggetti con un anello in alluminio che porta un codice che permette di targare individualmente ogni uccello. L’attività scientifica svolta a Gorgona è promossa dal Parco Nazionale in collaborazione con l’associazione Arche Hir e con l’ISPRA. Vedere da vicino il lavoro di questi ornitologi è molto interessante e poter parlare con questi esperti può essere un divertente momento di apprendimento per i giovani.
Per questo il Parco ha organizzato e pagato la trasferta di giovani studenti gigliesi a Giannutri che hanno potuto visitare l’isola con due valenti guide e conoscere le attività dedicate alla conservazione della natura. La scuola media dell’Isola del Giglio ha visitato il campo il giorno 17 settembre scorso. L’iniziativa di educazione ambientale è stata accolta in maniera entusiastica dai ragazzi che hanno potuto vedere da vicino l’occhiocotto e lo scricciolo, minuti uccelletti di macchia normalmente osservati solamente da lontano. Partecipando al lavoro pratico del campo hanno potuto vedere come si effettuano il controllo del piumaggio, la verifica della biometria e l’analisi del grasso accumulato attorno al petto. Si tratta di dati che permettono di valutare le condizioni fisiologiche di queste piccole macchine volanti che con milioni di battiti d’ali percorrono migliaia di chilometri ogni anno per superare il mare e il deserto. Uno sforzo immane che può costare la vita ad oltre il 50% dei soggetti in movimento!

Tutti questi dati verranno inseriti nella grande banca informativa nazionale gestita dall’ISPRA e poi confluiranno nella rete internazionale EURING. E’ questa la dimostrazione della grande collaborazione scientifica tra tutti i Paesi per unire le forze della ricerca al servizio della conoscenza che, come i migratori, non conosce confini.
Il direttore
Dr.ssa Franca Zanichelli
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